La grande squadra del Pd cresce con i 100 Testimonials

Grande successo di partecipazione stamattina presso la “Terrazza” del Grande Albergo di Potenza, per la presentazione del progetto “100 Testimonials”. All’evento, promosso dal segretario regionale del Partito democratico della Basilicata, Mario Polese, hanno preso parte i testimonials del Pd. Si tratta di esponenti della società civile e non solo, che hanno deciso di sostenere in prima persona il Pd lucano in questa competizione elettorale per le politiche del prossimo 4 marzo.

Polese: Questa è la sfida che dobbiamo vincere insieme. Avanti!

A mente più fredda, con le liste consegnate, confermo l'idea che mi ha accompagnato negli ultimi giorni: portiamo a casa un buon risultato che vede per la prima volta nelle nostre liste solo delle lucane e dei lucani. Abbiamo dato vita ad una adeguata alternanza tra esperienza, amministratori del territorio, dirigenti capaci e rappresentati della società civile. Sono convinto che la nostra sia una squadra che, anche dal punto di vista geografico e di appartenenza, potrà rispondere alle esigenze di tutto il territorio, da Potenza a Matera, dal Metapontino al Vulture e all’area Sud, concretizzando quel patto tra i territori e città necessario e strategico per pensare ad una visione strategica e complessiva della Basilicata.

Polese: Su Potenza serve una riflessione politica

Sulla città di Potenza permane la necessità di procedere ad una profonda e disincantata riflessione politico amministrativa, come già annunciato nell’Assemblea e nella Direzione del Pd regionale, che inizi ora e si concluda nella fase immediatamente successiva alla competizione elettorale in corso, alla luce di tutte le questioni che risultano sospese e non affrontate nell’interesse della città e dei cittadini potentini, al netto delle puntualizzazioni del sindaco di Potenza, Dario De Luca e di parte della sua Giunta, relativamente alle presunte appartenenze politiche sollevate da parte della stampa locale.

Costruiamo insieme un partito che decide le politiche da realizzare, avviando la selezione delle classi dirigenti, dando l'opportunità a tutti di poter valorizzare e non disperdere le proprie competenze, facendole diventare patrimonio comune delle comunità democratiche.
 
In questa fase è possibile iscriversi ai Dipartimenti Regionali, che rispecchiano quelli della Regione Basilicata, compilando la seguente richiesta: PARTECIPA ADESSO

Il 3 dicembre il Partito Democratico della Basilicata avrà il suo Segretario, un atto di grande responsabilità per tutta la comunità del Pd. Si apre un periodo di festa in cui finalmente ci potremo confrontare sul merito e dialogare su temi e proposte. C’è un fatto inequivocabile. Oggi finisce il tempo del partito regione e si apre l’era del movimento delle comunità democratiche.

Penso ad un partito che provi a dare risposte a quello che definisco il cerchio della politica, ossia le istanze del territorio, le politiche che si mettono in campo e le azioni che ne derivano, l’accountability, e infine su tutto quello che si è fatto l’organizzazione del consenso. Voglio dare al Partito Democratico un approccio pragmatico e concreto perché le cose che contano sono quelle che si fanno. E non si può cercare la rottamazione purché sia, tanto meno pensare che tutto si risolva in un accordo tra blocchi di potere. C'è una idea, ci sono proposte e ne conseguono legittime ambizioni. Tutto questo è normale, è un processo in divenire, il trampolino per affacciarsi alla finestra e guardare il mondo che sta cambiando. Sarebbe un errore mortale non accorgersene o peggio pensare di reagire utilizzando modelli che sono retrò.

Ormai non ci distingue più il cosa, ma il come. Tutti siamo d'accordo su temi quali il lavoro, l’ambiente, la salute, la conoscenza, la democrazia nel Pd e fuori dal Pd. Il punto è il metodo. Ed è per questo che io penso che il primo punto su cui dobbiamo "rigenerare il Partito Democratico", perché questa è un'opera di "rigenerazione”, sia proprio il metodo.

Ci vuole un patto chiaro tra le diverse generazioni, non solo dal punto di vista anagrafico ma anche sotto il profilo dell'esperienza istituzionale. Questo si traduce immaginando chi ci trasferirà l’esperienza con un passaggio del testimone, e chi dovrà avere invece l'obbligo di supportare, e di contro la certezza di poter crescere.  Ambisco ad un Pd a vocazione maggioritaria e penso alla costruzione di una nuova leadership collettiva in un campo larghissimo di forze progressiste, dove un collante in più possa essere proprio il fattore generazionale, oltre che la comunanza di idee e principi,  con il ritorno anche di chi oggi non è più nel Pd. Stiamo per celebrare un congresso fondativo dopo due anni di vacatio assoluta e totale di tutto ciò che attiene alle funzionalità di un partito e quindi alla democrazia.

Al patto delle generazioni si aggancia quello tra le città che devono prendersi per mano senza sciocchi campanilismi e abbracciare le periferie di questa regione. In un lavoro di rammendo, di mutuo sostegno, di costruzione di una identità senza steccati. Il vento della globalizzazione lo si affronta con la stabilità di una grande coesione interna accompagnata non da muri o recinti, ma dalla consapevolezza che possiamo offrire un contributo culturale di primo piano alla collettività nazionale. Penso dunque ad un partito caratterizzato da una forte mobilitazione cognitiva regionale volta alla costruzione in pochissimi mesi, con un lavoro serrato, plurale, non di parte, di una piattaforma programmatica che sia la base per la prossima legislatura regionale.

Per realizzare questi tre grandi obiettivi immagino in primo luogo il coinvolgimento dei resilienti, chi ha resistito finora nonostante non ci fosse una guida politica, amministratori segretari di  partito. Non sempre dobbiamo andare oltre l'infinito! Il Pd, inoltre, deve accogliere la società civile, perché le comunità democratiche sono tante e aspettano solo di essere interconnesse. A questo aggiungo un partito dentro le istruzioni: non ha senso un partito estraneo e distinto dai percorsi amministrativi, è qui che si danno risposte alle comunità democratiche. Gli organismi immediatamente esecutivi e la costituzione dei dipartimenti speculari a quelli regionali con una rappresentanza territoriale ma anche di interessi legittimi comuni. Circoli aperti, unioni zonali, incontri periodici tra le comunità democratiche. Ricostruire un rapporto empatico con le comunità creando il dipartimento comunicazione, dando vita alle feste dell'Unità nei circoli e la festa dell'Unità regionale. In ultimo, istituire la scuola di formazione per amministratori, stop ai "turisti per caso" nelle amministrazioni pubbliche.

Non voglio più vergognarmi di dire che faccio politica, che la faccio in un partito e che questo partito si chiama Partito Democratico. Iscriversi al Pd dovrà essere motivo di orgoglio. Ed allora chiudo con un appello, prima ai miei sostenitori, poi a tutti: in politica non ci sono nemici ma avversari e i nostri avversari sono fuori e non dentro, sono i populismi. Basta con le tifoserie. Questo è un match da vincere insieme e sul campo, più polmoni e meno Twitter perché la partita non è solo il congresso del Partito Democratico, ma tutto quello che verrà dopo. 

Viva il Partito Democratico e la Comunità dei Democratici lucani!

Ieri sera ad Abriola ci siamo ritrovati in tanti per discutere e confrontarci sulla nostra idea di rigenerazione del Pd. Le nostre #comunitàdemocratichechiedono al partito di ritornare ad occuparsi dei territori e delle loro istanze. E’ stata una bella serata, piena di umanità e voglia di impegnarsi.

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La rigenerazione del Pd, il coinvolgimento della comunità democratiche, l’urgenza di tornare a dialogare con i cittadini e con i nostri elettori, le regole, il centrosinistra. Ne ho parlato in un’intervista con La Nuova del Sud che trovate in edicola oggi. Confrontiamoci nel merito delle questioni, senza troppi personalismi e con il giusto entusiasmo.

Il nostro lavoro per Matera con le comunità democratiche

Una città patrimonio culturale e meta ormai ambita e conosciuta da turisti di tutti e cinque i continenti. Matera da tempo è un luogo per la sua unicità e per il suo fascino che ha ammaliato chiunque l’abbia visitata. Il traguardo del 2019 è ormai prossimo, ma non è un punto di arrivo bensì un punto di partenza sia per la Capitale della Cultura europea che per l’intero territorio lucano e meridionale

La Regione Basilicata, insieme alle tante Comunità Democratiche che animano Matera, ha profuso ogni energia possibile per raggiungere ed ottenere la vittoria alla nomina di Capitale della Cultura europea un impegno che in questi anni si è intensificato nel mettere in campo politiche e azioni di natura immateriale che nel progettare uno sviluppo anche di infrastrutture materiali di differenti tipologie. L’ultima tra le decisioni importanti è stata la delibera con la quale si assegnano 16 milioni e mezzo di euro, rinveniente per intero dal Por Fesr 2014–2020, per interventi di rilevanza strategica su piazza della Visitazione per la realizzazione di un polo multimediale.

Un finanziamento certo sostanzioso ma che va oltre la mera dotazione finanziaria. Il buon governo e la lungimiranza che contraddistingue l’Amministrazione regionale si basa su una visione strategica della governance del territorio e dei beni artistici e culturali della Basilicata. Di certo — sostiene Polese — la sistemazione prevista per via Aldo Moro, piazza della Visitazione, piazza Matteotti, via don Minzoni, via Lucana (nel tratto da via Don Minzoni e via Roma), via Roma e via Ascanio Persio, è solo il primo tassello per una serie di opere infrastrutturali per una sempre maggiore valorizzazione di centro e aree periferiche e per la trasformazione di ‘ non luoghi’ in aree vivibili, verdi e possibili centri di aggregazione sociale. Tutti traguardi che si raggiungono quando vi è comunanza di visioni e sinergie tra le istituzioni e le tante comunità democratiche.

(Consiglio Regionale Basilicata)

La rigenerazione del Partito Democratico

La rigenerazione del Partito Democratico è la vera opportunità di questo congresso. Dagli incontri e dagli spunti offerti da migliaia d’iscritti e simpatizzanti è emersa la domanda forte della organizzazione sul territorio, sia di luoghi di partecipazione utili alla costruzione quotidiana delle politiche pubbliche, sia di spazi di confronto informato e acceso, aperti alla cittadinanza attiva.

È emerso che nonostante le criticità, grazie ai punti di forza, il PD offre ancora un luogo in cui questa rete è realizzabile. Non si può lasciare la partita del web e dei social media alle forze populiste, né immaginare di chiudere nelle mura delle vecchie sezioni un dibattito che necessità di una mobilitazione cognitiva e progettuale allo stesso tempo tematica e territoriale. Affermiamo questa idea di un partito dove il pluralismo sia un valore da sostenere, garantendo forme di democrazia, ritornando al partito non inteso come modello centralistico obsoleto del passato ma, al contrario, ripensare alla sua organizzazione solidaristica ed orizzontale.

Questa è la nostra proposta politica che offiamo alle comunità democratiche.

Il 3 dicembre il Partito Democratico della Basilicata avrà il suo Segretario ed è un atto di grande responsabilità per tutta la comunità democratica. Si apre un periodo di festa in cui finalmente ci potremmo confrontare sul merito, mantenendoci anche su posizioni diverse, ma dialogando su temi e proposte.

Oggi c’è un fatto inequivocabile: finisce il tempo del partito regione e si apre l’era del movimento delle comunità democratiche.

La mia idea è un partito che prova a dare risposte a quello che definisco il cerchio della politica, ossia le istanze del territorio, le politiche che si mettono in campo e le azioni che ne derivano, l’accountabilty ovvero il processo di valutazione di domanda e risposta, e infine su tutto quello che si è fatto con l’organizzazione del consenso. Voglio dare al Partito Democratico un approccio pragmatico e concreto perché le cose che contano sono quelle che si fanno. E non si può cercare la rottamazione purché sia, tanto meno pensare che tutto si risolva in un accordo tra blocchi di potere. C’è una idea, ci sono proposte e ne conseguono legittime ambizioni. Tutto questo è normale, è un processo in divenire, non la cristallizzazione di una immagine riflessa in uno specchio, la nostra, ma il trampolino per affacciarsi alla finestra e guardare il mondo che sta cambiando. Sarebbe un errore mortale non accorgersene o peggio pensare di reagire utilizzando modelli che sono retrò.

 
 

Ormai non ci distingue più il cosa, ma il come. Tutti siamo d’accordo su temi quali il lavoro, l’ambiente, la salute, la conoscenza, la democrazia nel Pd e fuori dal Pd. Il punto è il metodo. Ed è per questo che io penso che il primo punto su cui dobbiamo “rigenerare il partito democratico”, perché questa è un’opera di “rigenerazione”, sia proprio il metodo.

Ci vuole un patto chiaro tra generazioni diverse non solo dal punto di vista anagrafico ma anche sotto il profilo dell’esperienza istituzionale. Questo si traduce immaginando chi ci trasferirà l’esperienza con un passaggio del testimone, e chi dovrà avere invece l’obbligo di supportare e di contro la certezza di poter crescere. Ambisco ad un Pd a vocazione maggioritaria e immagino la costruzione di una nuova leadership collettiva in un campo larghissimo di forze progressiste dove un collante in più possa essere proprio il fattore generazionale, oltre che la comunanza di idee e principi e penso anche a chi oggi non è più nel Pd ma non è detto che non ci ritorni. Si chiama contendibilità di un partito e all’interno di un partito. Stiamo per celebrare un congresso fondativo dopo due anni di vacatio assoluta e totale di tutto ciò che attiene alla funzionalità di un partito e quindi alla democrazia.

Al patto delle generazioni si aggancia quello tra le città che devono prendersi per mano senza sciocchi campanilismi e abbracciare le periferie di questa regione. In un lavoro di rammendo, di mutuo sostegno, di costruzione di una identità senza steccati. Il vento della globalizzazione lo si affronta con la stabilità di una grande coesione interna accompagnata non da muri o recinti, ma dalla consapevolezza che possiamo offrire un contributo culturale di primo piano alla collettività nazionale.

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