Primavera del 2018, l’apoteosi del populismo di tutti i colori, figlio delle lotte intestine del Pd, trova nel Professor Giuseppe Conte, anonimo docente universitario di provincia ma dalle buone relazioni con Alfonso Bonafede il perfetto notaio tra le due facce della stessa medaglia, quella di un paese che in una delle più profonde crisi di fiducia verso tutto ciò che è sistema, sceglie di affidarsi a chi promette ancora una volta un cambiamento, fatto però di risentimenti ed algoritmi. Dopo un anno e qualche mese di tutto ed il contrario di tutto, con uno dei governi con il più alto tasso di schizofrenia istituzionale, tra gattini e scie chimiche, conferenze stampa con mojito e presidenti della Camera in autobus, Matteo Renzi comprende che è arrivato il momento di cambiare rotta e con una vera e propria “mossa del cavallo” intuisce che la rottura tra Lega e 5 stelle può essere l’occasione per assestare il primo colpo al populismo, dimezzandone la portata.
Questo ha ovviamente un prezzo: Giuseppe Conte. Il quale, pur non rientrando nemmeno tra i migliori 300 docenti universitari italiani riesce, con la forza delle lobby a sopravvivere. Una dose massiccia di trasformismo da Prima repubblica e la costruita immagine dello zio scapolo amico di famiglia evolvono Conte; con la complicità della paura e l’insipienza con cui il Conte bis non l’ha affrontata Giuseppe diventa punto di tenuta di una maggioranza al ribasso che, nella testa di Bettini e Zingaretti, non è più un temporaneo perimetro di Governo, ma una coalizione si perdente, però fortemente ideologizzata, capace altresì di incidere sulle trame di potere vero. Lo scenario diventa però nefasto. Il Conte-bis ha fiato corto, idee confuse, non produce risultati. Ancora lui, Matteo Renzi, comprende che è il momento che la “mossa del cavallo” diventi “scacco matto”. Contro tutto e tutti, porta a casa un risultato epocale: Mario Draghi.
- In piena pandemia, aveva senso aprire una crisi?
Gli allenatori si cambiano quando il campionato si fa difficile. Hai la possibilità di prendere Pep Guardiola, esitare sarebbe una follia! Mario Draghi è il miglior Presidente del Consiglio che in questo momento il Paese potrebbe avere.
- Ma Renzi ha fatto tutto questo per una poltrona in più?
Se così fosse stato oggi avremmo il Conte – ter. Italia Viva invece è l’unico partito che le postazioni le ha lasciate con Bellanova, Bonetti e Scalfarotto.
- Perché il Recovery fund di Conte non andava bene?
Perché era votato a elargire mancette elettorali invece di costruire politiche per il futuro del paese.
- Ma un partito del 3% può decidere le sorti del paese?
I numeri si contano in Parlamento e nelle urne, non con i sondaggi del Grande Fratello.
- Ma il popolo non voleva cambiare Conte, non temete di essere impopolari?
Noi vogliamo essere popolari dimostrando che le nostre azioni danno risposte. E’ impopolare pagare le tasse, rispettare le regole. I populisti accarezzano questi desideri, noi proviamo invece a capirne le ragioni.
- Ma ora con il Governo Draghi Italia Viva non sarà più?
Se ne farà una ragione chi diceva che si è aperta una crisi per le poltrone, Italia Viva ha centralizzato l’asse del governo. Tutte le sensibilità moderate da oggi hanno una leadership comune, quella di Mario Draghi
- Ma un Governo tecnico non indebolisce la politica?
Questo non è un governo tecnico, ma straordinariamente politico. Con valori, protagonisti e azioni in totale discontinuità con il passato.
- Ma… un governo con la Lega?
L’appello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato chiaro. C’è bisogno di tutti.
- Che ne sarà del centrosinistra Pd-M5S-Leu a trazione Conte?
Non trovo corretto parlare di altri partiti, ma è evidente che questo schema è collassato.
- Ma la Meloni all’opposizione non si rafforza?
Se un Governo fa bene, e Draghi sono certo farà benissimo, chi sta all’opposizione non avrà chances.